THE CHEESE VALLEYS
la culla delle
tradizioni casearie
Il territorio
Aspetti climatici, orografici, storici, geopolitici hanno contribuito a fare delle Alpi Orobie, in particolare il loro settore occidentale, un comprensorio di radicate, differenziate, diffuse tradizioni casearie, di cui si hanno tracce fin dalla notte dei tempi.
Questo sistema vallivo è collocato a breve distanza dalle città pedemontane, sedi di fiere e mercati. Non solo Bergamo, città sorta alla convergenza dello sbocco al piano delle maggiori vallate (Seriana e Brembana) con la sua secolare fiera internazionale, ma anche Lecco (con un importante porto sulla via d’acqua che collega le Alpi a Milano), Lovere e altri centri sedi di scambi aventi per oggetto formaggi, foraggi e bestiame.
La vicinanza di una pianura, costellata di città, ha stimolato il perfezionamento della produzione casearia, che si è differenziata in numerose tipologie in funzione della destinazione al consumo locale o a distanza e dell’origine del latte (caprino, ovino, vaccino).

Le persone del territorio
Province di Bergamo, Brescia, Lecco e Sondrio.
Città Creativa Unesco per la Gastronomia
L’Associazione The Cheese Valleys – Le Tre Signorie, insieme al Comune di Bergamo, ha sviluppato, sostenuto e coordinato la candidatura per il riconoscimento di Bergamo come Città Creativa Unesco per la Gastronomia, ha promosso la sottoscrizione di una manifestazione d’interesse da parte delle principali istituzioni pubbliche e associazioni di categoria delle tre province inizialmente coinvolte, partendo dal patrimonio storico, economico e produttivo dei suoi formaggi, della sua gastronomia e dei tanti piccoli e piccolissimi produttori che ancora oggi ne custodiscono il sapere.
Le origini della transumanza
I pascoli delle Orobie, favoriti dalle elevate precipitazioni, erano in grado – durante l’estate – di alimentare al pascolo mandrie numerose. Ma l’orografia, dettando una scarsa disponibilità di superfici coltivabili a foraggio, non consentiva il mantenimento invernale delle mandrie. Sulla scia di una transumanza ovina che si era già sviluppata nel medioevo, all’inizio dell’età moderna le Orobie conobbero il boom della transumanza delle vacche da latte che scendevano sino al Po, e oltre, verso le pianure lombarde, piemontesi, emiliane.
Allevatori e casari
Gli allevatori hanno avuto modo nei secoli non solo di affinare le tecniche casearie, ma anche quelle di alpeggio e di pascolo, attraverso il raffinarsi delle tecniche tradizionali che venivano trasferite di generazione in generazione. Questa epopea di genti in continuo movimento tra alpeggi e cascine della pianura ha lasciato un sedimento non solo di saperi ed elementi immateriali ma anche di segni visibili: gli estesi recinti di muro a secco sui pascoli (baréch), le numerose baite e le semplici capanne casearie (calècc), le solide casere in quota per la stagionatura di formaggi e ricotta come a Branzi (sede di una fiera molto frequentata tra Sette e Ottocento), e la vasta rete di sentieri e mulattiere che si integrava con la rete delle vie utilizzate anche per il trasporto del minerale di ferro e dei prodotti della ferrarezza.
Le vie storiche
Le vie storiche come la Priula, le varie vie del ferro, la via del Bitto erano vie di formaggi e di transumanza, un esempio vivido della creatività delle genti del territorio che ricercavano un’economia locale forte che vedeva spesso gli stessi soggetti, le stesse famiglie, operare in ambito minerario, commerciale, zootecnico smentendo l’immagine (anacronostica) di una economia pastorale “marginale”.
Dall’economia di montagna al mondo
Testimonianze importantissime di una storia, che è anche industriale oltre che agricola, in continua evoluzione creativa sono la rete di infrastrutture viarie, le baite fittamente disseminate, le grandi casere di stagionatura sorte in Valsassina a fine Ottocento che ebbero un ruolo nel decollo dell’industria alimentare nazionale (basti pensare a nomi come Locatelli e Galbani).
Scendevano le vacche e salivano in montagna i formaggi: una circolazione imponente e che definisce una storia unica di genti che hanno capito l’equilibrio naturale del proprio territorio ed hanno costruito un’economia sostenibile su di essa.
La vivace rete di piccole e medie imprese casearie ha da tempo colto l’opportunità di mettersi in rete e giocare la carta di un heritage branding e di una strategia di promozione fortemente indirizzata al territorio nel suo insieme.
La realizzazione di diverse iniziative come le sagre, “transumanze” rievocative, iniziative editoriali ed eventi come quelli realizzati da FORME, che li ha presentati, nei contesti più prestigiosi di Bergamo (Palazzo della ragione in piazza vecchia, ex monastero di Astino) al resto del mondo, hanno portato al riconoscimento di alcune produzioni quali Dop (lo Strachitunt) o presidi Slow Food (Stracchimo all’Antica delle Valli Orobiche, Storico Ribelle, Agrì di Valtorta)
Questa vivacità, la creatività nel far rete, nel far valere la storia quale componente dell’identità produttiva, nel riprendere il tema delle relazioni tra valli e città, rappresenta una risposta sostenibile ai limiti di un sistema produttivo collocato in montagna.